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(Fonte : Fiorentina Primaverile - 1922)
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Beppe Del Chiappa
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Beppe Del Chiappa - nato a Firenze nel 1883 - è torinese
d'adozione dal 1908. Non è un giovane prodigioso, non è un
artista famoso. Vive solitario, nella sua piccola casa
ridente con la sua sposa e con la sua malinconia. Il
quartierino è al quinto piano di un palazzone di via Cernala.
La stanza da lavoro al sesto, sopra i tetti. Beppe del
Chiappa ama star lontano dalla folla e in alto. A guardarlo,
diritto e cortese e corretto, in mezzo al suo studio, tra le
sue opere incorniciate di argento, vien di pensare a un
altro mesto e diritto e cortese uomo che l'avrebbe amato,
per la sua anima e per le stranezze della sua arte: a Guido
Gozzano. Beppe del Chiappa è pallido come Gozzano: e, sulle
sue labbra erra, come su quelle cosi esangui del nostro
sempre vivente Morto, un indefinibile sorriso. Ma gli occhi
dell'artista ?come quelli di Guido? sono sinceri e vivi e
pieni di bontà.
Sembra impossibile che il bravo allievo della R. Accademia
di B. A. di Firenze, l'assiduo degli Uffizi, l'innamorato
del periodo raffaellesco fiorentino e primaverile, il
venerabondo di Giotto, di Andrea del Castagno e di Fattori
si sia traviato ?direbbe un professore di disegno? fino a
questo punto.
Beppe Del Chiappa sa quello che vuole. Parla: «Ho lavorato,
mi sono sfaticato, ho consumato colori e tele per dieci,
quindici anni alla ricerca del bel disegno, del bel colore,
del bel pezzo di vero in perfetta luce, secondo tutte le
leggi della grammatica e della sintassi pittorica. E
qualcosa ho fatto. Paesaggi prospetticamente esatti, con le
loro ombre postate e con i toni a posto; ho dipinto ritratti
di belle signore, di donne eccentriche, eleganti e pallide
di una rassomiglianza fotografica. . . Badi che io rispetto
ed ammiro Sargent e Boldini e Blanche e Whistler e Grosso e
più ancora quei formidabili antichi ritrattisti dai quali
questi contemporanei derivano modi e forme. Ma tutte le
volte che firmavo un'opera, allora, mi sentivo inquieto e
disgustato, quasi avvilito. Nato e cresciuto in mezzo ai
capilavori, con negli occhi la purezza dei Della Robbia e di
Fra Giovanni che cosa potevo fare io schiacciato da cosi
epiche grandezze?
Io mi sentivo ?fino da giovinetto? incline al fantasticare.
Dipingendo un paese o una persona mi astraevo,
invincibilmente, dalla materialità del luogo, dalla
carnalità, dal fisico dell'individuo. . . Ero straziato. . .
Oggi dopo tanta pena, mi sembra di aver trovato il mio
viottolo. Cerco anime. Mi par di trovarle. . . E dipingo,
con la coscienziosità tecnica dei miei tempi scolastici,
studio sempre l'anatomia, studio le pieghe, cerco gli
impasti migliori. Sono lento, al lavoro, e incontentabile».
Beppe del Chiappa non è un pittore mancato che dipinga, per
illudersi o per illudere, stramberie e fantasticherie
letterarie di seconda o di terza mano e non è, ci pare,
neppure uno di quei molti artisti che non avendo niente nel
cranio, tentano di tradurre sulla tela, con segni
volutamente puerili, stiracchiati, grotteschi colorati. E'
semplicemente un onesto calmo artista, che a metà ormai del
cammino della vita, ha trovato attraverso prove e riprove il
suo stile. Esso è e può essere discutibile come tutti gli
stili, forse è una mistura d'altre scritture pittoriche, ma
è certo interessante.
A guardare i quadri di Beppe del Chiappa si pensa alla
verità di G. Baudelaire: «L'art pur c'est crèer une magie
suggestive contenant a la fois l'objet et le sujel, le monde
extérieur a l'artiste et l'artiste a lui mème». Il pittore
del Chiappa, che è un toscano spaesato, tuffato
nell'indeterminatezza grigia e fredda dei cieli e delle
nebbie del nord, è paesista, ritrattista e decoratore.
Decoratore nel più buon senso
della parola. Degas nelle ballerine dipingeva con superba
verità di segno e con grassi impasti le sudate, estenuate,
volgarissime proletarie della grazia. Tutta la carne. Tutta
la fatica. Degas le vedeva avvolte nelle garze, nell'aria
rossa e pesante del gaz. Del Chiappa le sue ballerine le
immagina e le dipinge invece come dipingerebbe i
delicatissimi fiori. La carne, l'abito, la posa non sono che
mezzi per esprimere il suo sentimento che è quasi sempre
musicale, su tre toni: il roseo della carne, il rosso o il
nero della seta e del velluto, il grigio dello sfondo.
E al
sentimento, il moderno ma non modernista nostro pittore,
aggiunge il tristo e triste segno del tempo, la tragica
passione delle nuove generazioni, eroiche e malate, operose
e sognanti. La sua pittura è disinteressata, cerebrale e
voluttuosa. L'inconfessata ansia nostra si riflette nelle
sue figurazioni languide, malate, artificiose. La donna
domina i suoi sensi, il suo spirito.
La pittura non è per Beppe del Chiappa imitazione e
contraffazione del vero: è poesia. Qualche volta umile
poesia, ma sempre poesia. Ed è forma e luce. Bella forma e
luce calma. Lux lucei.
(Da un profilo di Emilio Zanzi)
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Opere esposte : |
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1. La danza del cigno
2. Ritratto del pittore Riccobaldi
3. Armonia abbozzata
4. Fra i cuscini
5. Riflettore verde
6. Il tappeto rosso
7. Danzatrice
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